La Mente E Le Emozioni
La Mente E Le Emozioni. Di Bani Kiran Kaur
Che cosa sono le emozioni? Cosa sono quelle sensazioni che spesso, come una molla, ci fanno scattare? E come s’inserisce lo Yoga in tutto questo?
La mia vuole essere una breve introduzione, un piccolo viaggio alla scoperta di ciò che accade al nostro cervello quando siamo in balia di un’emozione.
È un viaggio che parte dagli studi del neuroscienziato statunitense Joseph Ledoux per approdare alla scienza antica dello Yoga e ai suoi benefici sull’intero sistema nervoso.
La parola emozione ha la sua etimologia nella parola latina “moveo”, che significa “muovere” con l’aggiunta del prefisso “e” (= “movimento da”) per indicare che in ogni emozione è implicita una tendenza, un impulso ad agire.
Tutte le volte che proviamo un’emozione, inoltre, avvertiamo anche dei cambiamenti fisiologici nel nostro corpo: se proviamo collera, ad esempio, il sangue affluisce alle mani e la frequenza cardiaca aumenta, se proviamo felicità, invece, la maggiore attività del centro cerebrale inibisce i sentimenti negativi ecc.
Il cervello umano si è evoluto nel corso dei secoli, sviluppando i centri superiori e perfezionando le aree inferiori.
Centri Emozionali
La Mente E Le Emozioni
La parte più primitiva del cervello […] è il tronco cerebrale che circonda l’estremità cefalica del midollo spinale. Esso regola funzioni vegetative fondamentali come il respiro e il metabolismo degli altri organi […] si tratta di una serie di centri regolatori programmati per mantenere il corretto funzionamento e l’appropriata reattività dell’organismo, in modo da assicurarne la sopravvivenza […]
Da questa struttura primitiva, il tronco cerebrale, derivarono i centri emozionali.
Milioni di anni dopo, nel corso dell’evoluzione, da questi centri emozionali si evolsero le aree del cervello pensante ossia la neocorteccia – la grande massa di tessuto nervoso convoluto che costituisce i livelli cerebrali superiori […] Con la comparsa dei primi mammiferi, nel cervello emozionale apparvero nuovi livelli fondamentali […] Poiché questa parte del cervello circonda e delimita il tronco cerebrale, venne chiamata “sistema limbico” (dal latino limbus = anello).
Questo nuovo territorio neurale aggiunse al repertorio cerebrale le emozioni che gli sono proprie. Quando siamo stretti nella morsa del desiderio o dell’ira, follemente innamorati o terrorizzati a morte, siamo in balia del sistema limbico.
Daniel Goleman
Intelligenza Emotiva
L’evoluzione del sistema limbico ha portato ad un perfezionamento della memoria e dell’apprendimento.
In questo modo l’individuo ha potuto adattare meglio le risposte alle esigenze mutevoli della vita garantendo la sopravvivenza.
Col passare degli anni il cervello si sviluppò, quindi, aggiungendo alla sottile corteccia ulteriori strati e cellule nervose che andarono a formare la neocorteccia.
“La neocorteccia di Homo Sapiens, tanto più sviluppata che nelle altre specie, è responsabile di tutte le nostre capacità segnatamente umane. Essa è sede del pensiero; contiene i centri che integrano e comprendono quanto viene percepito dai sensi; e inoltre, aggiunge ai sentimenti ciò che noi pensiamo di essi – e ci consente di provare sentimenti a proposito delle idee, dell’arte, dei simboli e dell’immaginazione”. (Daniel Goleman, Intelligenza Emotiva)
In altre parole la neocorteccia è la sede della nostra consapevolezza, coscienza, il luogo “fisico” dove risiede la “mente neutra”, cioè la nostra capacità di trovare soluzioni, prendere decisioni in maniera equilibrata e ponderare le giuste strategie per affrontare un problema.
Possiamo definire la neocorteccia, come afferma Goleman, “la capacità di provare sentimenti sui propri sentimenti”, una sorta di Meta lettura delle nostre emozioni in chiave equilibrata e ponderata.
Tuttavia la neocorteccia e i centri superiori non governano tutta la vita emotiva poiché la maggior parte di essa è troppo spesso in balia del sistema limbico, il nostro cervello “primitivo”.
Movimento
La Mente E Le Emozioni
Le “esplosioni emozionali sono una sorta di sequestro neurale. Sembra che in quei momenti, un centro del sistema limbico dichiari lo stato di emergenza imponendo a tutto il resto del cervello il proprio impellente ordine del giorno.
Il colpo di mano avviene in un attimo, innescando la reazione alcuni istanti prima che la neocorteccia – il cervello pensante – abbia avuto la possibilità di comprendere appieno ciò che sta accadendo – e quindi sicuramente prima che abbia potuto valutare se si tratti o meno di una buona idea. Il carattere distintivo di questo sequestro neurale è che, una volta passato il momento cruciale, le persone che ne sono state vittime hanno la sensazione di non sapere che cosa sia capitato loro”
Daniel Goleman
Intelligenza Emotiva
La sede di queste esplosioni emotive risiede al centro del sistema limbico, nell’amigdala.
Nel cervello esistono due amigdale, una nel lobo frontale destro e una nel lobo frontale sinistro.
Un altro elemento chiave del sistema limbico è l’ippocampo. In maniera semplice si può affermare che l’ippocampo “ricorda” i fatti nudi e crudi, mentre l’amigdala rappresenta la memoria emozionale e tutte le passioni, quindi, derivano da essa.
Gli studi di J. Ledoux dimostrano come “l’amigdala riesca a mantenere il controllo sulle nostre azioni anche quando il cervello pensante deve ancora arrivare ad una decisione”.
Tuttavia l’amigdala detiene anche una funzione importante poiché, ad esempio, quando scatta il sensore della paura, essa invia i messaggi di emergenza a tutto il corpo.
Ciò su cui dobbiamo lavorare, quindi, è su quell’aspetto irrazionale che ci fa scattare, a volte anche in maniera violenta e non controllata.
Ogni sensazione che proviamo con il corpo manda dei segnali al talamo.
Successivamente il segnale viaggia dal talamo all’amigdala e contemporaneamente dal talamo alla neocorteccia. La risposta della neocorteccia, come abbiamo già visto, risulterà più raffinata ma se la nostra mente neutra non è ben allenata, allora accade che l’amigdala si attiverà per prima e la sua risposta reattiva sarà irrazionale e primitiva.
Archivio di Impressioni
La Mente E Le Emozioni
Dal punto di vista anatomico, il sistema emozionale può agire indipendentemente dalla neocorteccia – mi disse Ledoux – alcuni ricordi e reazioni emotive possono formarsi senza alcuna partecipazione cognitiva cosciente.
Nell’amigdala possono esserci ricordi e repertori di risposte che vengono messi in atto senza che ci si renda assolutamente conto del perché si agisca in quel modo, e questo perché la scorciatoia dal talamo all’amigdala esclude completamente la neocorteccia. Questo aggiramento sembra consentire all’amigdala di assumere il ruolo di archivio di impressioni e ricordi emozionali dei quali non abbiamo mai una conoscenza pienamente consapevole.
Daniel Goleman
Intelligenza Emotiva
L’antica scienza dello Yoga può aiutarci a rafforzare il nostro sistema nervoso e di conseguenza può essere di supporto nell’affrontare le sfide di tutti i giorni, insegnandoci a direzionare le emozioni in maniera più consapevole e matura.
Ciò non significa che non bisogna provare le emozioni, piuttosto vuol dire “non colorarle” con tutto ciò che appartiene alla nostra memoria subconscia.
Nel Kundalini Yoga si parla di “Ciclo dell’intelletto”: ogni pensiero che la mente universale rilascia cade a cascata nel nostro intelletto.
Qui la nostra mente accoglie, osserva e sceglie i pensieri da “seguire” passandoli contemporaneamente sotto le lenti delle sue 81 sfaccettature.
Questo sarebbe il primo momento utile, all’interno del ciclo, dove la nostra anima potrebbe subito intervenire, giocando d’anticipo, per riconoscere il pensiero per quello che è senza lasciare che la mente lo mascheri.
Se questo non accade, la mente va a distorcere il naturale colore neutro del pensiero, ricolorandolo in base ai vari aspetti mentali che si attivano rispetto a quello stesso pensiero.
Arrivati a questo punto questa colorazione che ricopre il pensiero si trasforma in sentimento, e prima che diventi desiderio abbiamo una seconda possibilità per interrompere il ciclo.
Attraverso la volontà, la consapevolezza applicata, possiamo intervenire sul formarsi dell’emozione e lasciarla andare, canalizzarla come energia, impedendole di proseguire nell’attivazione delle ghiandole. Passato questo secondo punto chiave, siamo nel desiderio che si è creato su una distorsione di un pensiero che non vediamo più nella sua forma neutra originaria.
Il passo che siamo spinti a fare ora è inevitabile: l’azione (reazione) che spinta da quel desiderio fittizio ci porta a generare effetti e quindi Karma.
Questo Karma ritornerà poi all’origine, venendo riassorbito dalla mente universale che lo ridispenserà sotto forma di altri pensieri di cui avremo, nuovamente, la possibilità di scelta.
Karma, Causa ed Effetto
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Tutto ciò si traduce quindi in azione non consapevole e ci rende schiavi del Karma, cioè la legge di causa ed effetto.
“L’ego ci lega e ci identifica con gli oggetti, i sentimenti e i pensieri. Questi legami creano delle tendenze verso certe linee di azione. Invece di agire, reagiamo. Il Dharma, invece, è il sentiero di vita al di sopra della ruota del Karma, allineato alla nostra anima e al nostro destino, dove tutte le nostre azioni sono indirizzate all’Infinito” (Manuale L’Insegnante dell’Era dell’Acquario).
Quando un’onda di pensiero arriva, la nostra volontà deve essere così salda e forte da non farci fluttuare in balia dell’irrazionale, piuttosto deve darci la calma e la quiete per far sì che ogni nostra decisione sia dettata dall’intuito, dalla “grazia” e non dal vorticoso disordine emotivo.
Tutto ciò richiede un grande lavoro dentro di noi e una profonda connessione con il nostro Sé interiore, con la nostra Essenza, con la nostra Anima.
Lo Yoga ci aiuta attraverso la pratica fisica che mira a rafforzare il sistema nervoso, ghiandolare e limbico, mediante la meditazione (sotto forma di tecniche di respirazione e/o con la vibrazione dei Mantra) che allena le polarità dei nostri lobi frontali a comunicare in maniera efficace e cosciente.
In tutto questo processo il Respiro, il suo controllo e la sua consapevolezza applicata, gioca un ruolo fondamentale come “direttore d’orchestra” di tutti i sistemi. Prenderne le redini ci restituisce la possibilità di regolare il nostro stato emotivo in modo consapevole, imparando, attraverso l’ascolto di quello che accade, come Respiro ed emozioni siano strettamente collegati.
Entrare in uno stato di “meditazione yogica” significa entrare in contatto con il nostro Sé autentico, vuol dire riconoscere le nostre emozioni ma non essere sottomessi ad esse.
Significa inoltre trovare il nostro centro, ancorarci alle nostre radici ma lasciando andare le pressioni e gli attaccamenti del passato; vuol dire elevarci verso l’alto ma senza la paura dell’ignoto.
Vuol dire, semplicemente, Essere presenti a se stessi, con gli occhi consci di ciò che è stato ma con lo sguardo proteso verso la meraviglia e lo stupore dell’attimo che stiamo vivendo qui ed ora.
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